Huffpost – Maria Cristina Urbano, ASSIV: Una normativa sull’impiego delle guardie particolari giurate all’estero
Mi auguro che le parti politiche coinvolte nel processo possano in tempi brevi approvare in prima lettura una proposta di legge che a oggi rappresenta, con il testo base proposto, un punto di equilibrio apprezzabile e che consentirebbe finalmente agli istituti di vigilanza italiani di impiegare anche fuori dai confini nazionali gpg altamente addestrate e formate.
In quest’ultima parte di legislatura all’attenzione del parlamento c’è un dossier che interessa particolarmente gli istituti di vigilanza privata: si tratta delle proposte di legge sull’impiego delle guardie particolari giurate all’estero, in esame in I lettura alla Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati. Dopo un complesso iter iniziato più di tre anni fa, attualmente la Commissione si trova a un punto di svolta, ha infatti adottato un testo base di sintesi rispetto alle varie sensibilità espresse dalle parti politiche. Sensibilità che avevano determinato la presentazione di ben quattro proposte di legge sul tema: Fratelli d’Italia, una componente del Movimento 5 stelle, Lega e Partito Democratico si sono infatti spesi in questi anni per tentare di normare, e di conseguenza aprire, un mercato stimato a livello mondiale in circa 250 miliardi di dollari e oggi completamente in mano a compagnie americane e britanniche, ma anche francesi, israeliane, cinesi, sudafricane e russe (queste ultime inevitabilmente molto meno negli ultimi mesi).
Pertanto, considerando che buona parte delle attività lavorative delle imprese italiane si svolge fuori dal territorio nazionale, la maggior parte delle aziende che operano all’estero è costretta a ricorrere a compagnie di Paesi stranieri, la cui legislazione nazionale prevede la figura professionale del security contractor quando si trovano in contesti ad alto rischio. Con grave nocumento in termini di garanzia di controllo dei flussi informativi ai fini della protezione delle politiche e degli asset aziendali rispetto all’impiego di personale straniero. In un momento per altro nel quale, di contro, a livello interno il governo ha ricevuto nel solo 2021 qualcosa come 496 notifiche di invocazione del Golden Power. È evidente d’altronde come il settore della sicurezza abbia forti legami con la tutela delle aree strategiche e della protezione degli interessi nazionali. E quindi la contrapposizione fra l’interesse privato della società di sicurezza straniera e l’interesse della tutela della riservatezza degli interessi nazionali delle nostre imprese è un elemento che deve essere ritenuto della massima importanza.
Tornando dunque all’iter dell’iniziativa legislativa, cogliamo quest’occasione per ribadire la nostra gratitudine a quanti hanno voluto prestare attenzione alle istanze del comparto, comprenderne le ragioni e promuovere delle misure che, se approvate, potranno fattivamente contribuire ad aumentare i livelli di sicurezza, con reciproci benefici per le imprese, i cittadini e lo Stato.
Ci auguriamo allora che le parti politiche coinvolte nel processo possano in tempi brevi, già prima di agosto, approvare in prima lettura una proposta di legge che a oggi rappresenta, con il testo base proposto, un punto di equilibrio forse non ottimale, ma certamente apprezzabile e che consentirebbe finalmente agli istituti di vigilanza italiani di impiegare anche fuori dai confini nazionali gpg altamente addestrate e formate.
Un processo così lungo, che ha dato luogo in questa legislatura a incontri informali e audizioni in Commissione, con i necessari approfondimenti e il doveroso coinvolgimento di tutti gli attori anche solo sfiorati da una modifica della situazione vigente, si merita di arrivare a compimento da qui a pochi mesi.