Parità di genere e auspici per la Vigilanza Privata con Meloni Presidente
di Maria Cristina Urbano
Lo scorso 22 ottobre hanno giurato i ministri del primo Governo della storia della Repubblica Italiana presieduto da una donna, Giorgia Meloni. Si tratta di un fatto di straordinaria importanza storica, speriamo uno degli ultimi tasselli per portare a compimento il lungo e faticoso percorso verso una reale parità di genere, in grado di mettere a sistema le enormi risorse, troppo spesso inespresse, di capacità ed esperienza proprie del mondo femminile.
Qualche anno fa, meritoriamente, l’allora presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini fece allestire al primo piano di Montecitorio, nell’anticamera della più importante sala del palazzo, quella della Regina, la Sala delle Donne. Erano affisse le foto di tutte le donne ad aver ricoperto per la prima volta gli incarichi più importanti dello Stato: le prime parlamentari, le prime sindache, la prima ministra, la prima presidente di Regione, la prima presidente della Camera dei deputati. Insieme ad esse, alcuni specchi che colpivano per la presenza di una targhetta esplicativa, ma per l’assenza di un ritratto: la prima presidente del Senato, la prima presidente della Corte di Cassazione, la prima presidente del Consiglio, la prima presidente della Repubblica. Ebbene, era il 2016 e da allora in circa 6 anni sono state riempite 3 di queste 4 caselle, grazie alla tenacia e alle grandi capacità professionali di Maria Elisabetta Alberti Casellati, Marta Cartabia e, appunto, Giorgia Meloni. Colpisce certamente che una tematica identitaria per la narrativa dei partiti di sinistra degli ultimi anni abbia trovato sostanza nell’ambito di altre famiglie politiche, ma non è questo il punto. La politica dell’alternanza destra-sinistra, conservatori-progressisti, democratici-repubblicani ha storicamente portato benefici a qualunque sistema politico l’abbia sperimentata. Mutatis mutandis, sulla scorta dello stesso principio, il fatto positivo che sempre più donne, sempre più spesso, ricoprano ruoli di responsabilità sino a poco tempo fa riservati al solo sesso maschile costringerà la nostra società a considerare naturale ciò che prima era l’eccezione alla regola, garantendo uno sviluppo equilibrato del nostro Paese, dal punto di vista non solo economico ma anche socio-culturale. Il fatto che dalla scorsa domenica sia una donna a decidere l’indirizzo politico degli italiani, sono convinta costituirà un giro di boa, un punto di non ritorno.
D’altronde i dossier programmatici sui quali all’interno della maggioranza di Governo permangono punti di vista divergenti sono da brividi: la guerra in Ucraina con le relative sanzioni russe, le politiche di bilancio e di debito pubblico, il fisco e la flat tax, l’autonomia differenziata, i diritti civili. La presidente Meloni sarà quindi chiamata da subito ad affrontare temi tanto complessi, ma da un punto di vista che, almeno per la classe politica, rischia di essere disorientante: il punto di vista di una donna, una donna alla quale tutte le aree politiche riconoscono la capacità e la caparbietà di chi è arrivata in cima facendo tutto da sola.
Il mio, nostro di ASSIV, auspicio è che anche i dossier che riguardano più da vicino la vigilanza privata potranno beneficiare di un approccio nuovo, scevro da rigidità culturali e semplificazioni di comodo. Penso, ad esempio, allo spinoso dossier della sicurezza alla persona per le GPG, che costringe il sistema sicurezza del nostro Paese in coda nell’ambito dei Paesi Occidentali, incapace di scrollarsi di dosso schemi concettuali vecchi di almeno 80 anni. Ma i dossier aperti sono molteplici, a partire da quanto è stato fatto nel corso della Legislatura appena conclusasi, anche grazie al costante lavoro di ASSIV, come la possibilità di garantire la protezione degli assets delle imprese italiane all’estero per mezzo di personale degli istituti di vigilanza, oppure al serrato confronto per garantire la corretta applicazione delle norme di settore, anche e soprattutto per quanto riguarda i principi contenuti nel Codice degli Appalti in materia di gare per servizi di sicurezza, caratterizzati da alta intensità di manodopera.
Ci sarà tempo nei prossimi mesi per un confronto puntuale tra il nostro settore e i ministeri di riferimento, su tutti il Viminale. Ma non oggi.
Qualcuno obietterà, e di scritti se ne sono letti diversi negli ultimi giorni, cose del tipo “non mi interessa che sia donna o uomo, l’importante è che sia brava o bravo”, ultima versione del meno recente “non è con le quote rosa che bisogna andare avanti, ma con il merito”. Si, tutto vero, scontato addirittura, ma sulla carta. Non esiste la controprova, tuttavia è presumibile che l’approvazione di leggi che hanno imposto un corretto bilanciamento di genere nei consigli di amministrazione, facilitando una rinnovata consapevolezza in merito all’apporto insostituibile delle donne in tutti i settori, siano alla base di quanto è accaduto negli ultimi tempi. Pertanto il ritornello di questi giorni è quantomeno fuori luogo. Festeggiamo invece il fatto che anche l’Italia abbia la sua prima presidente del Consiglio donna, poi penseremo al resto.
Sono lontani i tempi in cui Ettore e Andromaca, pur nel riconoscimento di una complementarietà di ruoli tra uomo e donna, esemplificavano tuttavia una rigida separazione degli stessi, sicché al culmine della tragedia che si apprestavano a vivere pensavano il primo alla gloria imperitura, la seconda alla casa e al figlio Astianatte. Quanto sta accadendo negli ultimi anni in Italia dimostra che uomini e donne si avviano finalmente ad avere pari opportunità. Percorso prodromico, è quanto ci auguriamo, all’ultimo tassello che ancora manca perché possa dirsi che almeno in ambito istituzionale la parità è stata raggiunta, quello della presidenza della Repubblica. Qualche anno fa qualcuna ci arrivò vicina, se la prossima inquilina del Quirinale sarà una donna lo si dovrà anche a lei. Buon lavoro, Presidente Meloni!
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