Tempo di campagna elettorale, tempo di serrato confronto con i cittadini. E quindi un momento di intenso dibattito sui temi più importanti, quelli definiti “caldi”, che quotidianamente preoccupano gli italiani. Nella lista, come sempre, c’è la sicurezza: una richiesta pressante, a cui molte volte non si riesce a dare una risposta organica, anche a causa delle carenze di risorse. Un problema che ha creato grattacapi a molti governi. Ancora di più oggi con la minaccia del terrorismo che aleggia e richiede uno sforzo supplementare alle operazioni di controllo.
Sulle politiche in generale, preferisco ascoltare le idee e le proposte delle forze politiche in campo. Ma è fondamentale evidenziare una questione: il ruolo della sicurezza privata. Mi riferisco alla funzione di supporto alle competenze statali. Un primo effetto sarebbe quello dell’aumento del lavoro di vigilanza e del controllo del territorio, favorito dalla presenza di più uomini con la possibilità della tecnologia a supporto delle attività. L’immediata conseguenza sarebbe quello di sgravare le forze di Polizia da alcuni compiti, che portano via – inevitabilmente – tempo, sprigionando nuove risorse: gli agenti avrebbero la possibilità di dedicarsi a compiti di più alto profilo. In quest’ottica si è già instaurato un rapporto per aeroporti, porti, stazioni, mezzi di trasporto, servizi di antipirateria. Ma il tutto resta, al momento, confinato alla voce “leggi speciali”.
Il tema delle competenze statali in materia di sicurezza resta ovviamente al centro dell’attenzione: per garantire questa funzione, senza invasioni di campo, servirebbe – e mi viene da precisare basterebbe – un quadro normativo capace di indicare i settori, fatto salvo quelli della tutela del patrimonio, in cui le guardie giurate private possano agire. La domanda della campagna elettorale è questa: come è possibile garantire maggiore sicurezza ai cittadini, rispondendo alle loro istanze? Non esistono risposte semplici e univoche. Il contributo della vigilanza privata, però, può essere certamente rilevante a patto che il legislatore inquadri bene la questione. Perché la partita della sicurezza si gioca su questo piano: una chiarezza normativa che possa evitare equivoci, scongiurando sovrapposizioni di ruoli. Del resto non è una richiesta fantasiosa quella di regolamentare un comparto.