Il Viminale riavvii un dialogo virtuoso con gli operatori della sicurezza privata
Lo scorso 17 ottobre il ministero dell’Interno ha emanato una Circolare il cui contenuto desta forte preoccupazione all’interno del comparto che ho l’onore di rappresentare. Il Dipartimento della Pubblica sicurezza ha nella sostanza abolito la norma contenuta nel decreto ministeriale n. 269 del 2010 che subordina l’approvazione della nomina a Guardia Giurata all’esistenza di un rapporto di lavoro dipendente con un Istituto di Vigilanza.
Questo significa che il Viminale ha disposto una “modifica d’ufficio” di un dettato normativo valido ed efficace del nostro ordinamento il quale era e resta ancora scolpito in una norma pienamente in vigore.
Si tratta di una decisione profondamente errata sia per le modalità con cui essa è stata adottata, infatti ciò è avvenuto non tramite una modifica del testo normativo ma con una “semplice” circolare, sia soprattutto per le preoccupanti conseguenze che ne potrebbero discendere. Invero, la possibilità di ottenere la nomina a Guardia Giurata senza l’esistenza di alcun rapporto di lavoro con un Istituto di Vigilanza è foriera di rischi gravissimi che potrebbero minare i pilastri che regolano l’intera materia.
Si pensi alle possibili ricadute negative sulla sicurezza, sul rispetto dei diritti dei lavoratori, su un settore come quello della vigilanza che da anni sta attraversando un periodo di crisi, sulla filiera delle commesse pubbliche. Peraltro, la decisione del Ministero è intervenuta di improvviso, senza avviare interlocuzioni o confronti con gli stakeholders e con le associazioni di categoria. Un simile approccio non fa che amplificare la portata negativa di un provvedimento di cui non si riesce a comprendere finalità, scopo e tempistiche.
Da tempo, da circa due anni, come presidente di Assiv, sottolineo con sconcerto e disorientamento una grande difficoltà di interlocuzione con gli uffici del ministero dell’Interno preposti alle attività della sicurezza privata. E’ pur vero che negli ultimi mesi è cambiata la gestione politica del ministero ed è inevitabilmente necessario un periodo di assestamento; tuttavia si tratta di un qualcosa che ha a che vedere più con la burocrazia e con la struttura ministeriale in quanto tale che con il ministro o i sottosegretari.
E’ improrogabile però adesso un autorevole intervento per il corretto ripristino dei canali di interlocuzione, che consentano un dialogo costruttivo, utile ad entrambe le parti, PA e operatori economici, pena il collasso del sistema e l’azzeramento dei notevoli sviluppi virtuosi sin qui conseguiti; canali che se ci fossero stati avrebbero probabilmente evitato l’esplosione di un problema come quello summenzionato.
Maria Cristina Urbano