Il Direttore Generale Francesca Mariotti è intervenuta in audizione nelle Commissioni congiunte Bilancio di Senato e Camera sul Disegno di legge di Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023.
L’audizione parte da un’analisi degli effetti della pandemia sull’economia italiana e con il rischio di rinviare la ripresa al 2022. I dati, infatti, non lasciano intravedere la prosecuzione del recupero. Raggiungere incrementi di PIL intorno al 5% l’anno richiederebbe forti variazioni positive che appaiono difficilmente realizzabili.
Secondo la Commissione europea il nostro debito pubblico salirà di 25 punti di PIL quest’anno, molto più che nella media UE (+16%). È indispensabile quindi una strategia di rientro del debito consistente nel post-pandemia innalzando il tasso di crescita con investimenti e riforme.
Per quanto riguarda le valutazioni sul Disegno di legge di Bilancio, la Manovra ha un impianto espansivo e cerca di tenere insieme contenimento dell’emergenza e gli investimenti. Tuttavia, salvo alcune misure positive, gli interventi di lungo periodo su crescita e competitività appaiono deboli e le principali scelte sono rinviate al PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
L’audizione di Confindustria prosegue con un’analisi delle misure di “stampo emergenziale” contenute del disegno di legge di Bilancio.
Per quanto riguarda il sostegno alla patrimonializzazione delle imprese, lo spostamento della copertura delle midcap dal Fondo di Garanzia a SACE è considerata peggiorativa delle condizioni di accesso alla garanzia e si valuta che lascerà le imprese prive dello strumento agevolativo, una volta che scadrà il Temporary Framework sugli aiuti di Stato.
Al contrario, andrebbe resa strutturale l’estensione della copertura del Fondo di Garanzia alle midcap. Riguardo al Temporary Framework sugli aiuti di Stato, resta urgente intervenire per allungare la durata dei prestiti garantiti almeno a 10 anni.
Inoltre, occorre sostenere la domanda nei settori più colpiti dalla crisi o determinanti nei processi di transizione del sistema industriale. Due esempi: una proroga almeno al 2022 del super bonus 110% esteso a edifici delle attività produttive e il rinnovo degli incentivi all’automotive.
Proseguendo il ragionamento, la DG Mariotti conferma l’apprezzamento delle imprese per il rifinanziamento del fondo Simest per l’internazionalizzazione delle imprese, compresa la componente a fondo perduto, ma rileva che lo stanziamento è insufficiente a coprire le domande del 2020 pari a circa 4 miliardi.
Su un diverso versante, manca invece una prospettiva di intervento organico sul tema fiscale, che necessariamente deve passare attraverso un’ampia riforma del sistema impositivo e una decisa semplificazione degli oneri gravanti sul sistema produttivo.
In quest’ottica e nell’immediato, è auspicabile che la Manovra apporti quei necessari correttivi alle recenti norme sulla regolarità fiscale in materia di appalti che, nel rispetto delle direttive europee, possano allineare la disciplina ai principi nel nostro ordinamento costituzionale.
Sono infatti timidi gli interventi in materia fiscale ed esigue le risorse per la riforma dell’IRPEF, circa 3 miliardi nel 2022 e 2 nel 2023. Per un’imposta che apporta alle casse erariali circa 200 mld l’anno si tratta di un margine di manovra dell’1% – sottolinea Francesca Mariotti.
Immaginare che con questa dotazione finanziaria si possa provocare uno shock della domanda interna nel Paese appare utopistico. Queste risorse potrebbero forse essere più efficacemente investite in misure di sostegno alla competitività delle imprese e alla crescita economica, a partire dall’azzeramento dell’IRAP.
Inoltre, occorre riconsiderare totalmente l’introduzione di sugar e plastic tax perché indeboliscono la domanda interna, non incentivano l’innovazione di prodotto e colpiscono settori già impegnati nella sostenibilità.
Del tutto assenti, inoltre, interventi che le imprese chiedono da tempo come una disciplina più celere di recupero dell’IVA sui crediti non riscossi, particolarmente importante in un momento di scarsa liquidità per le imprese come questo, e una proroga dell’entrata in vigore del canone unico patrimoniale.
Complessivamente – fa notare il Direttore Generale – è necessario garantire pronta attuazione delle misure evitando ritardi e complicazioni e intervenire sul numero di decreti attuativi legati al COVID non ancora adottati (196 sui complessivi 304, secondo Openpolis) puntando all’effettività sostanziale delle misure.
Nel corso dell’audizione Mariotti un capitolo a parte è dedicato al tema delle misure sul rilancio dell’economia.
Secondo la DG, la Manovra affronta in modo sufficiente il sostegno agli investimenti delle imprese in nuove tecnologie, infatti, recepisce quasi integralmente le istanze delle imprese potenziando e prorogando le misure del Piano Transizione 4.0.
Tuttavia, le misure per la Transizione 4.0 contenute nel DDL potrebbero essere rafforzate ulteriormente prolungandole almeno per 3 anni ed estendendo ai benefici 4.0 l’opzione della cedibilità del credito sul modello seguito per il super bonus 110%.
Condivisibile, poi, il rafforzamento del credito d’imposta per formazione 4.0 e positiva la revisione della Nuova Sabatini, il rinnovo degli incentivi per ristrutturazioni ed efficientamento energetico, la proroga del credito di imposta per investimenti al Sud.
La Manovra fa anche registrare una positiva inversione di tendenza sugli investimenti pubblici, al netto delle risorse previste dal Next Generation EU.
Per quanto riguarda il tema del lavoro, Francesca Mariotti sottolinea come continui a mancare un disegno organico per l’uscita dall’emergenza e il sostegno all’occupazione. Non si intravede, infatti, un chiaro disegno di potenziamento delle politiche attive del lavoro.
Gli incentivi previsti a favore dell’occupazione giovanile, femminile e per il Sud sono certamente apprezzabili nella finalità ma poco efficaci. Si tratta infatti di misure non sempre coordinate tra loro e caratterizzate da vincoli tali da disincentivarne l’utilizzo.
Mancano, inoltre, investimenti sulle competenze per rispondere alla richiesta di figure professionali qualificate. Serve consolidare la formazione professionalizzante degli ITS per attivare percorsi di qualificazione e riqualificazione connessi a industria 4.0.
Infine, l’audizione di Confindustria si concentra sui capitoli della capacità amministrativa e delle riforme.
La Manovra infatti appare carente rispetto al deficit di capacità amministrativa dei processi decisionali e di qualità dei servizi pubblici. I segnali in questa direzione sono timidi e limitati e riguardano essenzialmente le politiche di coesione.
Si deve, invece, affrontare con urgenza il tema della capacità del nostro Paese di avviare e concludere progetti complessi nei tempi previsti, tenuto conto dei puntuali obiettivi e dello stringente cronoprogramma richiesti dall’Unione Europea.
In conclusione dell’audizione, Confindustria chiede un confronto formale sulla proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che il Governo stesso intende presentare al Parlamento. Riteniamo fondamentale che sul PNRR si raggiunga la massima condivisione nel Paese, coinvolgendo tutte le Parti sociali e politiche, così come sottolineato dal Presidente della Repubblica e richiesto dalla Commissione europea.
Il PNRR deve essere l’occasione per salvaguardare e rafforzare la leadership industriale dell’Italia. Dalla manifattura, infatti, dipende il 35% dell’occupazione e il 50% degli investimenti in ricerca.
Serve, a nostro giudizio, una forte regia centrale presso la Presidenza del Consiglio, che gestisca unitariamente le risorse e sia supportata da soggetti pubblici, privati e parti sociali.
Fonte: Confindustria