Assiv, Urbano: Decreto Formazione aspiranti GPG. Una versione che non convince
A valle di un processo avviato da più di 8 anni, negli ultimi mesi il Ministero dell’Interno sembra essere arrivato ad una quadra relativamente all’emanazione del cosiddetto “Decreto Formazione” per le aspiranti Guardie Particolari Giurate.
Se da un lato questa è da accogliere come una buona notizia, dall’altro le bozze che sono state trasmesse alle parti sociali, siano esse organizzazioni datoriali o sindacali, pongono gravi interrogativi, che sono stati evidenziati in diversi incontri avuti nelle ultime settimane.
Ma andiamo con ordine. Nel 2014, con D.Lgs.28 gennaio, n. 8, art. 11, comma 3, si è modificato il secondo comma dell’art.138 Tulps, che adesso così recita:
“Il ministro dell’Interno con proprio decreto, da adottarsi con le modalità individuate nel regolamento per l’esecuzione del presente testo unico, sentite le regioni, provvede all’individuazione dei requisiti minimi professionali e di formazione delle guardie particolari giurate. Costituisce requisito minimo, di cui al primo periodo, l’avere prestato servizio per almeno un anno, senza demerito, quale volontario di truppa delle Forze Armate”.
Sulla base di questo inciso, si sta quindi costruendo il percorso obbligatorio per l’assunzione da parte degli Istituti di Vigilanza Privata delle Guardie Giurate. Fin qui nulla di male.
Le criticità emergono nel momento in cui il decreto in emanazione contiene al suo interno dettami che impediscono agli IVP di ricorrere al libero mercato del lavoro per l’assunzione di under 35, se non dopo avere escusso, con una procedura farraginosa quanto ancora oscura nella sua declinazione, la possibilità di assumere ex militari. Lo snodo cruciale è al comma 4 dell’art. 3 della bozza del DM, ove si legge testualmente che chi intende procedere all’assunzione di GPG con età inferiore a 35 anni deve richiedere “preventivamente, al ministero della Difesa – Segretariato generale di verificare nel registro istituito […] la disponibilità dei volontari nonché di inviare i nominativi dei medesimi volontari […] in base alla disponibilità dichiarata dai volontari congedati. Entro 20 giorni dalla ricezione della richiesta il ministero della Difesa – Segretariato generale fornisce riscontro, anche se negativo, alla prefettura competente per la nomina a guardia particolare giurata e ai soggetti richiedenti. In caso di riscontro positivo, i soggetti richiedenti convocano i volontari segnalati ai fini delle ulteriori selezioni ed eventuali assunzioni. […] In caso di riscontro negativo […] i soggetti richiedenti possono convocare per la selezione candidati diversi”.
Si tratta a tutti gli effetti di una prelazione all’assunzione degli ex volontari di truppa, obbligando quindi un settore come il nostro, basato su un negozio di tipo privatistico, ad attingere ad una determinata offerta di lavoro proveniente dal sistema pubblico. Con tempi lunghi, tre settimane-un mese (il silenzio assenso da parte della Difesa è di 30 giorni), prima di potersi rivolgere al mercato. Per non parlare poi, e qui ne va della necessaria relazione positiva che si deve sviluppare tra datore di lavoro e dipendente, dell’assenza di tutela nei confronti di coloro i quali, non rispondendo in precedenza ai requisiti cogenti del DM Formazione in discussione, perdono il posto di lavoro per situazioni assai diffuse oggi come il cambio appalto.
Il coinvolgimento della Difesa nel percorso di assunzione delle aspiranti GPG da parte degli IVP, derivante dal comprensibile obiettivo (della Difesa) di agevolare l’inserimento degli ex militari nel mondo del lavoro in impieghi affini a quelli che hanno indirizzato verso la scelta di arruolarsi in ferma prefissata di un anno o di quattro anni (VFP1 – volontari in ferma prefissata di un anno e VFP4 – volontari in ferma prefissata di 4 anni), è un punto di discussione da tempo all’attenzione del dicastero e non è un caso quindi che negli anni passati varie associazioni di categoria (fra cui anche ASSIV) abbiano sottoscritto protocolli di intesa per agevolare, tramite l’Ufficio per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati, l’inserimento di ex volontari nel mondo della sicurezza privata.
Ma un conto è un costruttivo ed utile dialogo tra le parti in causa, un altro una vera e propria prelazione. Senza peraltro alcun tipo di beneficio se, come sembra, scelte le aspiranti GPG nel modo sopra descritto, anche i volontari del ministero della Difesa dovranno comunque frequentare i corsi di formazione per l’attribuzione della qualifica.
Riassumendo quindi: una realtà pubblica obbliga una realtà privata ad assumere, se vuole un giovane, in via preferenziale una persona da lei già formata, la quale deve tuttavia essere formata nuovamente. Astenersi da ulteriori commenti.
Se non un’ultima considerazione: il testo dell’inciso che novella il 138 Tulps significa, dal nostro punto di vista, che costituisce requisito minimo di formazione per l’aspirante GPG (formazione che si dà quindi per già assunta) l’aver prestato servizio come volontario di truppa per almeno un anno senza demerito. Da qui a voler interpretare come un obbligo ad assumere, con ulteriori lacci e lacciuoli, ce ne corre.
a cura di Maria Cristina Urbano, Presidente ASSIV