Speciale Sole 24 ore Scenari Nazionale “Sicurezza”
Assiv: la sfida della Vigilanza Privata nell’Italia post pandemia
Obiettivo: ottenere nuove riforme che prevedano una partnership tra pubblico e privato, senza gravare sulle finanze pubbliche
In Italia la sicurezza privata è un’istituzione antica, ben antecedente l’avvento della Repubblica: a fine ‘800, infatti, vi è traccia di una prima regolamentazione nella vigilanza campestre, a tutela dei latifondi e delle attività agricole, divenuta poi vigilanza urbana, ma sempre e solo limitatamente, allora come oggi, a tutela dei beni, mobili ed immobili.
Una classe imprenditoriale in espansione, quindi il crescente bisogno di sicurezza, si è scontrato nel tempo con la impossibilità per lo Stato di fornire adeguata protezione ai mezzi ed alle attività che quella classe esprimeva, utilizzava e produceva, dovendo concentrare le risorse (umane e strumentali) per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica. Ecco, allora, comparire la necessità di autorizzare gli istituti di vigilanza privata, organizzati quali aziende di natura commerciale, a fornire servizi di sicurezza armata in favore di terzi e la corrispondente esigenza di controllare e disciplinare una forza sentita come “concorrente” dallo Stato stesso.
La vigilanza privata oggi è questo: aziende che contribuiscono al sistema della sicurezza del Paese, in forma sussidiaria e sotto il controllo delle Forze dell’Ordine.
ASSIV conta circa 80 aziende, tra le più importanti del comparto della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, che rappresentano un fatturato aggregato di 2.5 miliardi di euro, ovvero intorno al 60% di quanto fatturato dal comparto della sicurezza privata. In generale, in Italia sono attive circa 50.000 Guardie Particolari Giurate e oltre il doppio di personale fiduciario, per l’80% dipendenti da Istituti di Vigilanza Privata, che ASSIV stima essere circa 600 realmente attivi e presenti sul territorio nazionale.
Le GPG sono comandate in compiti di vigilanza armata presso siti sensibili; coprono in pattuglia, per scopi di tutela del patrimonio degli abbonati, aree vastissime del Paese, svolgendo un insostituibile servizio di controllo del territorio, soprattutto nelle ore notturne quando diversa è la presenza delle Forze dell’Ordine; sono le uniche autorizzate ad effettuare il trasporto valori; le GPG, che dipendono da istituti di vigilanza, sono formate professionalmente secondo quanto prescrive la norma; sono armate, sempre in contatto con centrali operative di ultima generazione, a loro volta collegate con le centrali di polizia e carabinieri. Contribuiscono fattivamente, insomma, alla sicurezza del Paese e sono, grazie alla riforme del settore, incaricate di pubblico servizio.
La comparsa e diffusione del virus Covid-19 ha sconvolto anche il mondo della vigilanza privata, il quale tuttavia non è ancora in grado di quantificare le effettive ricadute negative sul comparto a seguito della conseguente crisi sanitaria ed economica: crollo nei consumi, conseguente flessione della produzione, chiusura prolungata delle attività commerciali, tutto ciò ha imposto un dazio pesante all’economia del Paese. Nonostante la sensibile ripresa degli ultimi mesi, sarà soltanto con ampio ritardo che riusciremo a capire il reale impatto che ha avuto la crisi nel nostro settore. L’auspicio è che gli importanti investimenti compiuti in mezzi e formazione del personale possano garantire al comparto elevata resilienza rispetto un quadro complessivo di lungo termine ancora difficilmente delineabile.
Il ruolo delle Guardie Particolari Giurate, nel corso dell’attuale pandemia, è stato peraltro espressamente riconosciuto dal Presidente della Repubblica con l’attribuzione ad una Guardia Giurata, addetta ad un servizio di vigilanza presso un presidio ospedaliero, dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (OMRI). Motivo di orgoglio per l’intero comparto e per le decine di migliaia di lavoratori che compiono il proprio dovere con abnegazione. Gli operatori di sicurezza che lavorano in contesti “a rischio”, infatti, quali presidi ospedalieri ed RSA o presso committenti che erogano servizi pubblici essenziali a garantire l’ordinato svolgersi della nostra vita, come gli istituti di credito, i supermercati, gli impianti di produzione di energia sono da lodare per la loro professionalità ed efficienza, ed è grazie al loro impegno che non sono stati interrotti i servizi essenziali neanche durante il lockdown duro di marzo-maggio 2020.
Sono queste le motivazioni per le quali l’ASSIV si è battuta sin dall’inizio dell’emergenza per inserire questa categoria professionale tra quelle identificate dal piano strategico – Vaccinazione anti-SARS-CoV-2. Un’emergenza ancora in atto, ma alla quale tutto il comparto ha saputo reagire.
Quando nel 2006 decidemmo di dar vita a questa associazione datoriale, aspirando a rappresentare con efficacia il comparto nei confronti di tutti gli interlocutori istituzionali, i nuovi organi rappresentativi dell’associazione erano consapevoli che la strada da percorrere sarebbe stata molta e spesso in salita. A distanza di 15 anni possiamo affermare con soddisfazione di essere divenuti il principale riferimento del settore della vigilanza privata in Italia grazie al continuo e coerente lavoro della Presidenza, della Giunta e del Consiglio direttivo.
Con l’arrivo dei primi riconoscimenti esterni abbiamo aderito a Confindustria e poi, durante la fase di riforma e di semplificazione della realtà confindustriale, abbiamo deciso di associarci ad ANIE, prima federazione per importanza nella galassia confindustriale, all’interno della quale, con ANIE-Sicurezza, è stato possibile ricomporre l’intera filiera, riconoscendo nel binomio uomo-tecnologia il vero fattore moltiplicatore per concorrere alla sicurezza del Paese.
La nostra assemblea pubblica del 2017 ha rappresentato l’inizio di una nuova fase. In quell’occasione l’ex ministro della Difesa Mario Mauro e l’ex Sottosegretario Angelo Tofalo si confrontarono su “Le nuove frontiere della sicurezza partecipata”. La politica, che già in alcune occasioni si era interessata alla vigilanza privata, da allora ha avviato con noi un confronto costante e costruttivo. Nelle ultime due legislature sono state presentate molteplici proposte di legge che si pongono l’obiettivo di fornire risposte alle istanze del comparto e prima del lockdown la proposta di legge per consentire lo svolgimento della vigilanza privata all’estero è stata incardinata nei lavori della I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati e nel novembre 2019 siamo stati auditi in Parlamento.
Il percorso avviato in modo tanto proficuo si pone ora l’obiettivo di indicare al legislatore quelle riforme di sistema che consentirebbero allo Stato di innalzare i livelli di sicurezza, come devono essere intesi in un Paese moderno, liberi da gravami ideologico-culturali propri del secolo passato e fondati su una virtuosa partnership tra pubblico e privato, senza peraltro gravare sulle finanze pubbliche:
· Close protection. Possibilità per le GPG di svolgere attività a protezione delle persone fisiche, non solo dei beni, come peraltro alcune leggi speciali hanno già previsto, in deroga a quanto stabilito in linea generale dal TULPS.
· Utilizzo delle GPG per compiti di sicurezza e protezione degli asset italiani all’estero. Si tratta di un mercato che l’ONU valuta in 250 miliardi di dollari l’anno a livello mondiale, e che finalmente si aprirebbe anche alle imprese italiane; oggi aziende come, ad esempio, ENI devono rivolgersi a contractor stranieri.
· Difesa del contratto nazionale collettivo di lavoro maggiormente rappresentativo nei confronti del dumping contrattuale, i cui effetti si riverberano automaticamente su una politica di prezzi al ribasso a discapito delle qualità e delle professionalità degli operatori.
· Implementazione delle competenze delle stazioni appaltanti della Pubblica Amministrazione, con l’obiettivo di predisporre bandi di gara che tengano conto dell’effettiva analisi del rischio e sappiano valutare correttamente le offerte del mercato, sottraendosi all’abbraccio fatale del meccanismo del massimo ribasso, antitesi di ogni servizio di qualità, a danno della stessa PA e dei cittadini tutti.
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