Parità di genere: ecco la piattaforma digitale delle organizzazioni certificate
La strada per ridurre il gender gap è ancora lunga, ma lo scenario è in rapida evoluzione. Intanto nasce il sistema informativo che raccoglie i dati delle imprese certificate.
La parità di genere è una questione innanzitutto culturale, ma deve tradursi in azioni concrete per farsi strada nel tessuto imprenditoriale del nostro Paese.
Come? Attraverso la definizione – e la consapevole applicazione – di chiari principi gestionali.
Da quando, nel marzo di due anni fa, è stata pubblicata la UNI/PdR 125 (“Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l’adozione di specifici KPI (Key Performances Indicator – Indicatori chiave di prestazione) inerenti alle Politiche di parità di genere nelle organizzazioni”), lo scenario nazionale si è mosso molto rapidamente.
Qualche numero: sono circa 2.800 i siti aziendali che hanno ottenuto la certificazione accreditata per la parità di genere, corrispondenti a 813 organizzazioni pubbliche e private (dati aggiornati ad agosto 2023: fonte ACCREDIA). E sono ben 46 gli organismi di certificazione accreditati per la UNI/PdR 125. Un quadro significativo e quanto mai emblematico degli sforzi che si stanno compiendo in questa direzione, grazie anche a una attenta politica di sostegno e di incentivi pubblici, a partire dalle misure introdotte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per finanziare specifiche iniziative (a partire dai 5,5 milioni di euro per la copertura dei costi di certificazione del sistema di gestione per la parità di genere e 2,5 milioni di euro in servizi gratuiti di assistenza tecnica e accompagnamento alla certificazione da parte di esperti).
Tra queste, l’ultima in ordine di tempo riguarda proprio la creazione di un sistema informativo che raccoglie tutti i dati delle imprese certificate sotto accreditamento per la parità di genere e che come tali possono accedere agli incentivi. Una iniziativa che nasce dall’accordo tra Accredia e il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La piattaforma può rivelarsi uno strumento particolarmente utile perché consentirà agli organismi accreditati di inserire i dati delle certificazioni rilasciate per la parità di genere e i singoli KPI (i Key Performance Indicators previsti dalla UNI/PdR 125), avviando così di fatto una mappatura completa e costantemente aggiornata del tessuto imprenditoriale italiano e del suo “indice” di gender equality.
La raccolta e archiviazione sistematica di queste informazioni rappresenta senza dubbio un ulteriore e importante passo nel percorso di promozione e diffusione delle politiche finalizzate a ridurre il divario di genere.
Va infatti ricordato che, in base al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 aprile scorso, solo i certificati di conformità alla UNI/PdR 125:2022 rilasciati sotto accreditamento, che riportano il Marchio UNI e il logo dell’Ente di accreditamento insieme al nome dell’organismo accreditato, consentono alle imprese di accedere ai benefici fiscali previsti dalla legge, proprio perché sono gli unici ufficialmente riconosciuti.
Alle aziende in possesso della certificazione della parità di genere, rilasciata da un organismo accreditato, è riconosciuto un punteggio premiale per la concessione di aiuti di Stato come cofinanziamento degli investimenti sostenuti e sono altresì previste delle premialità connesse alla partecipazione alle gare di appalto, nonché un esonero contributivo, non superiore all’1% dei contributi totali, fino ad un massimo di 50.000 euro.
L’obiettivo è quello di accompagnare e incentivare le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il gender gap, secondo quanto stabilito dalla Strategia nazionale che mira al raggiungimento entro il 2026 di 5 punti in più sul Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality (EIGE): un indicatore che attualmente vede l’Italia classificarsi al 13mo posto tra i Paesi UE.
“La strada è ancora lunga”, dichiara Ruggero Lensi, Direttore generale UNI, “ma il mercato ha finora risposto in maniera molto positiva, lasciando intravedere più che promettenti margini di sviluppo. Senza dubbio”, conclude, “la virtuosa interazione tra norme e leggi e un efficace funzionamento della filiera normazione-accreditamento-certificazione possono portare a risultati di enorme rilievo”.
Fonte: UNI