Gare d’appalto, la vittoria dei progetti migliori resta un miraggio
In queste settimane sono in discussione in Senato alcuni disegni di legge per l’introduzione del salario minimo nel mondo del lavoro. Pur comprendendo pienamente le ragioni sottese a tali iniziative legislative, il mondo delle imprese è molto preoccupato per le modalità con le quali tale disposizione sarà introdotta. Se è giusto assicurare ai dipendenti maggiore stabilità economica, infatti, è altrettanto vero che è fondamentale mettere le aziende, che poi saranno tenute a pagarli, nella condizione di poter erogare gli stipendi.
Mi riferisco in particolare ai modi con i quali sono costruite le gare d’appalto e ai criteri di aggiudicazione delle stesse. Il d.lgs. 50/2016 sulla materia specifica ha avuto il merito di recepire molte indicazioni che arrivavano ad Anac dagli operatori economici e da autorevoli studiosi e docenti universitari. Tuttavia il “nuovo” codice dei contratti pubblici non ha risolto il problema che più affligge il mondo delle imprese dei servizi alle aziende, l’aggiudicazione degli appalti al massimo ribasso. Se è vero, infatti, che esso prevede il ricorso a tale pratica solo in specifiche situazioni, per lo più caratterizzate da standardizzazione dei processi, la realtà di fatto testimonia altro e il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, basata su formule che realmente premino i progetti migliori, e realistici, rimane un miraggio.
Per portare alcuni esempi concreti nel settore che rappresento, quello della vigilanza privata, ancora negli scorsi mesi sono state bandite gare per la vigilanza armata nei tribunali con costi orari a ribasso d’asta che addirittura partivano da una base di €15.00/h. Una guardia particolare giurata ha un costo medio orario di €19.17. È evidente quindi che le aziende molto spesso rientrano a mala pena dei costi, incomprimibili oltre una certa soglia per un settore che si caratterizza per essere labour intensive.