Decreto Lavoro: Confindustria in audizione parlamentare
Il decreto-legge 48/2023 (cd. “Decreto Lavoro”), che ora viene esaminato dalle Camere per la sua conversione in legge, risulta, nel suo complesso, positivo anche se la lunga attesa per la sua emanazione lasciava sperare che si sarebbe posto mano in maniera più articolata e sistematica ad una serie di questioni che riguardano la disciplina dei rapporti di lavoro e i riflessi che, sotto più profili, questa determina sul funzionamento del mercato del lavoro e sugli equilibri complessivi del nostro sistema di welfare.
Esaminando la struttura del provvedimento, invece, non sembra emergere, allo stato, una volontà di imprimere una profonda riforma alla regolamentazione del lavoro e del mercato del lavoro necessaria – a giudizio di Confindustria – non solo, per meglio accompagnare le imprese nei processi di transizioni in corso ma, anche, per dare una maggiore efficacia al complesso delle misure per il lavoro, bilanciando meglio, in particolare, il rapporto fra gli strumenti per le politiche passive e quelli per le, cosiddette, politiche attive.
La scelta sembra essere stata, invece, quella di “intervenire con urgenza” sulla disciplina di alcuni istituti (che, indubbiamente, avevano necessità di essere tempestivamente riformati) e di apportare una serie di modifiche, talora non più che ragionevoli, su alcuni altri istituti, senza, tuttavia, intervenire in maniera organica con innovazioni di rilevante spessore.
Vanno sottolineate alcune criticità in materia di salute e sicurezza, in particolare con riferimento alla estensione dell’obbligo della sorveglianza sanitaria, mentre – come si argomenterà meglio oltre – per quanto riguarda l’intervento sul costo del lavoro, pur valutando positivamente la misura, permane la necessità di un taglio strutturale del cuneo contributivo, da Confindustria richiesto in più sedi e occasioni.
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