Sicurezza Urbana: quali sinergie tra Comuni e Istituti di Vigilanza?

Molte le nuove frontiere della Sicurezza Urbana Integrata. Quali gli aspetti normativi a supporto?
Quando si parla di Sicurezza Urbana Integrata si fa riferimento al Pacchetto Sicurezza Minniti, in particolare al decreto legge del 20 febbraio 2017 numero 14. È una norma che definisce lo schema delle possibili interazioni tra i molteplici soggetti che partecipano alla vita di un Comune, dando una definizione di sicurezza molto estesa, che ricomprende tutti gli aspetti della vita comunitaria. Si sottolineano, ad esempio, i concetti di vivibilità, di decoro della città, di legalità, di buon vivere e dunque anche di sicurezza e di tutela del patrimonio da tutto ciò che può comportare danni, atti vandalici, degrado del tessuto urbano e sociale.

All’interno di questa definizione così ampia che definisce la Sicurezza Urbana come bene pubblico, ci sono, fra tutti gli attori possibili, anche i privati e quindi anche gli Istituti di Vigilanza. Non è un tracciato ampio, bensì un percorso che va cercato, interpretato e costruito a tasselli, prendendo i principi costitutivi della nostra attività in varie norme.

Credo, quindi, che sia importante costruire questa possibilità nell’ambito della legittimità e del rispetto dei ruoli di ciascuno.

La Vigilanza Privata è definita dalla legge come l’insieme delle attività di sicurezza complementare e sussidiaria a quella delle forze dell’ordine. Di conseguenza, ritengo che la Vigilanza Privata sia assolutamente legittimata a partecipare e a contribuire alla definizione della Sicurezza Urbana.

La soluzione che lei ha indicato è quella di sensibilizzare e far leva sul Sindaco per riuscire a costruire il Patto per la Sicurezza. In che modo?

La premessa fondamentale per raggiungere l’obiettivo della Sicurezza Urbana si declina in un patto sottoscritto dal Prefetto e dal Sindaco e che viene definito, appunto, Patto per la Sicurezza.

All’interno di questo patto devono essere dichiarati e chiariti gli obiettivi che si vogliono raggiungere, così come gli strumenti e i relativi regolamenti che si vogliono utilizzare. Una volta delineato tale patto, che deve essere coerente con le normative di cornice, questo deve essere inviato al Ministero dell’Interno, per un’ulteriore e più alta verifica.

Considerando gli Istituti di Vigilanza, ma anche l’Associazione di categoria che li può supportare in questo percorso, in qualità di attori e iniziatori di un processo virtuoso in questo senso, ritengo che sia forse più facile e anche più utile avvicinare i Sindaci piuttosto che i Prefetti. Questo perché, nell’espressione attuale, il Sindaco è l’amministratore locale più vicino alle problematiche della comunità, che lo ha scelto quale rappresentante e amministratore. Il Sindaco è un profondo conoscitore del suo territorio e dei suoi concittadini. Molto spesso, il Sindaco non è un politico di professione, ma viene chiamato a questo importante ruolo pubblico di amministratore provenendo dalle professioni, dai mestieri, dalle varie attività che compongono il tessuto sociale. Di solito, vi è molto pragmatismo nelle scelte che portano agli obiettivi da raggiungere.

È quindi possibile indicare al Sindaco ed alla sua giunta la road map normativa per raggiungere i propri obiettivi di sicurezza, i quali altrimenti possono risultare scarsamente realizzabili, indicando anche le best practices già seguite. Una volta delineate con chiarezza le finalità e gli strumenti, sarà il Sindaco stesso a fare partecipe del suo progetto il Prefetto territorialmente competente.

Sicuramente, il Prefetto è la persona più versata nell’applicazione delle norme di riferimento, conoscendo perfettamente i limiti entro i quali il patto può agire, ma il Sindaco è la persona più direttamente interessata a risolvere i problemi della sicurezza e della tranquillità della comunità che lui amministra.

Di conseguenza, penso che il processo possa avere più possibilità di successo se segue un percorso bottom-up, piuttosto che il contrario.

Quale, quindi, il supporto di Assiv sul tema?
Assiv segue ormai da anni il problema della sicurezza in ambito urbano, organizzando vari incontri sul tema. Ho partecipato personalmente, anche con colleghi e imprenditori, a diversi convegni nell’imminenza dell’uscita del Pacchetto Minniti. In seguito, il tema è rimasto sospeso e non si è data veramente attuazione a tutta la potenzialità del Pacchetto Minniti in ambito Sicurezza Urbana, forse perché, per quanto riguarda l’integrazione fra attività privata e pubblica, siamo e dobbiamo essere dei pionieri.

Su questo tema, già da tempo ho sollecitato ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia, ad attivarsi con i propri Sindaci, con il Ministero dell’Interno e con i Prefetti per una sensibilizzazione non solo sulle problematiche, ma anche sugli strumenti per dare attuazione completa a queste norme, arrivando anche a presentare un protocollo di intesa fra ANCI e ANIE.


Noi di Assiv, assieme ad ANIE Sicurezza, entrambe Associazioni di ANIE Confindustria, abbiamo creato un’integrazione di forze e abbiamo presentato, anche a livello nazionale, una bozza di protocollo d’intesa per un’attività congiunta fra ANCI ed ANIE, al fine di illustrare ai Comuni d’Italia le opportunità che la Sicurezza Urbana può offrire.

Siamo purtroppo arrivati a programmare gli incontri a marzo del 2020 e, per ovvi e tragici motivi, la programmazione sul territorio si è interrotta. Tuttavia, credo che, quando questa emergenza pandemica sarà terminata, si sentirà e si dovrà riparlare di sicurezza a livello di territorio, perché a tutte le problematiche presenti prima della pandemia se ne aggiungeranno altre di natura sociale.

Tutto ciò avrà sicuramente un impatto sulla sicurezza del territorio: noi siamo e saremo pronti a fare la nostra parte, quali attori complementari e sussidiari alle Forze dell’Ordine.

a cura di Monica Bertolo

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